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L'obiettivo del testo è "rafforzare" la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici". La normativa che verrà votata l'8 settembre però è un passo indietro.
“Scopo della revisione della direttiva 86/609/CEE è rafforzare la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, contribuire a ridurre l'impiego di animali, garantire che gli animali utilizzati negli esperimenti ricevano cure appropriate e un trattamento umano”.
Questi sono, secondo quanto si legge nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo del 15 giugno 2010, gli obiettivi della nuova normativa per regolamentare l’impiego di animali nei laboratori che verrà votata l’8 settembre.
E intanto si moltiplicano le proteste degli animalisti e di tutti coloro che sono contrari alle sperimentazioni o quantomeno perplessi sulla loro effettiva utilità (ma questa è un’altra storia). Perché, se lo scopo del testo è quello di rafforzare la protezione degli animali, il testo suscita tante polemiche?
Per scoprirlo basta proseguire nella lettura della Comunicazione, che ricostruisce l’iter della direttiva lasciando trapelare in maniera nemmeno troppo velata che alcuni dei 167 emendamenti presentati, votati e adottati dagli eurodeputati nella seduta plenaria del 5 maggio 2009, hanno “alterato la natura” originaria della normativa.
Due esempi.
Gli emendamenti 73, 74 e 75, vengono definiti “non in linea con l’obiettivo politico della Commissione”, perché consentono di riutilizzare gli animali già sottoposti a una procedura classificata come “moderata”. Non "lieve", come proposto dalla Commissione. Il che vuol dire sottoporre più di una volta (e potenzialmente fino alla morte) lo stesso animale a esperimenti che possono prevedere, tra le altre cose, l’isolamento o il nuoto forzato fino all’esaurimento.
L’emendamento 30 “ha ristretto il campo di applicazione della proposta nella misura in cui non tiene conto delle conoscenze scientifiche oggi disponibili sulla sensibilità di molte altre specie e forme di vita oltre a quelle attualmente protette.” In pratica, mentre il testo originario prevedeva la tutela di tutti gli esseri viventi, ora vengono esclusi gli invertebrati (fatta eccezione per i cefalopodi, ossia i molluschi marini).
Un’esclusione non giustificata, come traspare dalle parole della Commissione che sottolineano che la decisione del Parlamento ignora il fatto, scientificamente provato, che anche gli invertebrati provano paura, angoscia e dolore. Solo che non lo vediamo. Come si dice, lontano dagli occhi… Ma la Commissione ha deciso di “accettare questo emendamento in uno spirito di compromesso globale”.
Già.
Già.
Ma non è finita, perché oltre al Parlamento è intervenuto anche il Consiglio a modificare – in peggio – la direttiva che “proteggerà” gli animali nella civilissima Unione Europea. In particolare, sono state introdotte due clausole di salvaguardia che possono essere invocate solo per motivi “eccezionali e giustificabili” e che consentono “di oltrepassare il limite di sofferenza a cui l'animale può essere sottoposto e di utilizzare i primati non umani nella ricerca applicata in settori che non sono connessi ad affezioni umane invalidanti e potenzialmente letali”. Clausole che la Commissione ritiene di poter accettare “per arrivare a un compromesso tra le istituzioni”.
Già.
Già.
La Commissione stessa riconosce che l’argomento della direttiva è delicato e che è stato necessario prendere in considerazione interessi diversi e a volte divergenti.
Nonostante queste "attenuanti" non è facile concordare con la conclusione che si sia raggiunto “il giusto punto di equilibrio tra le esigenze dell'industria e della comunità della ricerca, migliorando e armonizzando nel contempo le norme in materia di benessere animale per gli animali utilizzati o destinati ad essere utilizzati per fini scientifici”.
Giulia Rubino
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di Dario La Rosa- Dieci minuti, solo 10! Meno del tempo che noi impieghiamo per prendere un caffè al bar con un amico. Ma questi pochi, pochissimi, impercettibili minuti, dalle 12,05 alle 12,15 di mercoledì 8 settembre, sono bastati ai cari deputati europei per approvare la Direttiva 86/609/CEE sulla vivisezione.
La direttiva, approvata in larga maggioranza dal parlamento europeo, prevede che per le crudeli sperimentazioni possono essere utilizzati gli animali di affezione, come gatti e cani randagi, e anche le scimmie. Con l’approvazione in particolare, si da il via per la sperimentazione all’uso di animali in via di estinzione, alla cattura di scimmie allo stato selvatico, la possibilità di effettuare procedure che comportino alti e prolungati livelli di dolore, l’uso di cani e gatti randagi e l’utilizzo delle cavie per più esperimenti.
All’inizio la direttiva era nata per ridurre al minimo l’uso di animali per le sperimentazioni, pratica sempre più diffusa in Europea, se si pensa che ogni anno circa 12 milioni di animali vengono utilizzati per la ricerca farmaceutica, provocando nelle cavie sofferenze inimmaginabili, ferendo e torturando gli animali per poter simulare malattie che non hanno, o per testare la tossicità dei prodotti, e tutto questo avviene, ovviamente, durante “operazioni” sulle povere bestie senza essere addormentate. Ma di miglioramenti neanche l’ombra, anzi solamente un aumento di sofferenza per gli animali.
“Con la nuova direttiva europea sulla vivisezione, si andrà sempre più a favore delle case farmaceutiche, in quanto si amplia la soglia del dolore per gli animali, potendo fare cosi test ancora più pesanti ed invasivi sulle cavie, soprattutto cani, gatti e scimmie” dice Michela Kuan, della Lega Antivivisezione. Alla notizia dell’approvazione di questa legge “vergogna”, in Italia si sono subito scatenati contro le associazioni animaliste e tanti cittadini, che spontaneamente hanno dato vita a gruppi di dissenso tramite i social network, ma anche il sottosegretario alla salute Martini ha dato la sua rassicurazione, dicendo che “l’Europa potrà dichiararsi un luogo civile quando saremo riusciti ad evitare la sofferenza di animali senzienti nei laboratori di ricerca. In Italia comunque siamo un passo avanti e non intendiamo certo tornare indietro: non consentiremo la sperimentazione su cani e gatti”.
cosa comporterà la nuova direttiva sulla vivisezione:
- La cavia potrà essere vivisezionata più volte. La legge attuale stabilisce (art.10) che “un animale non può essere utilizzato più d’una volta in esperimenti”. La nuova direttiva prevede invece il riutilizzo in diversi casi, ad esempio se l’invasività delle procedure precedenti era lieve o moderata.
- Test anche da svegli, e senza antidolorifici. Nonostante sia consigliata l’anestesia, “salvo non sia opportuno ai fini del test”, la nuova legge introduce deroghe anche per il trattamento degli antidolorifici, sempre che siano compatibili, “con la finalità della procedura”.
- Sperimentazione indiscriminata anche su cani e gatti randagi. La normativa fino a ora non prevedeva l’utilizzo di randagi, ma la normativa attuale prevede deroghe nel caso in cui “è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale selvatico o randagio”.
- Sono autorizzati interventi invasivi su animali per scopi didattici.
- Sono ammesse procedure di tortura quali il nuoto forzato fino all’esaurimento o l’isolamento di cani o primati per lunghi periodi.
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Oggi il parlamento europeo ha approvato il testo della nuova legge sulla vivisezione permettendo:
- l'utilizzo di animali randagi, privi di qualunque valore economico;
- il ricorso ad esperimenti senza alcun tipo di antidolorifico;
- l'utilizzo dello stesso soggetto per più esperimenti fino alla morte dello stesso o alla fine del programma di sperimentazione.
Tutto questo si basa su di un gretto interesse economico: i randagi costano meno degli animali allevati per gli esperimenti ed i loro spostamenti passano inosservati agli animalisti in agguato per eventuali sconvenienti manifestazioni. Si può ovviare agli anestetici (costano) recidendo le corde vocali, ed evitando così fastidiosi lamenti.
I randagi costano meno delle colture di cellule in laboratorio, meno delle somministrazioni controllate su soggetti volontari umani, che vanno comunque documentate. E di fronte ai lauti guadagni che ne deriveranno le ditte farmaceutiche e cosmetiche, sicuramente anche la salute di qualche sventurato consumatore potrà passare in secondo piano.
Speriamo adesso che le applicazioni della legge nelle singole nazioni siano più "evolute" e che la legge così come è stata voluta sia applicata solamente in quelle ben note nazioni europee che davvero si sono fermate al medioevo spirituale, diciamo pure alla preistoria umana.
Fintanto che non ci sarà rispetto per tutti gli esseri viventi, indipendentemente dalla specie, non ci sarà mai pace nè serenità. Finchè non avremo pietà del nostro prossimo, rinnegheremo la parte più importante della nostra specie umana: il nostro spirito, la nostra capacità di immedesimarci negli altri, di comprenderli, di amarli per quello che essi sono, con i propri limiti e le proprie peculiari caratteristiche. Quella nostra parte ci eleva al di sopra degli animali, ma non ci autorizza ad abusarne come oggetti, sopprimento in loro perfino la capacità di esprimere il dolore fisico ed i disagi che subiscono e che spesso non sono neanche seriamente motivati.
Non è solo orrore quello che provo; è profondo disgusto, è disprezzo per chi ci rappresenta e dovrebbe tutelare i più deboli ed indifesi, ed allo stesso tempo la salute di chi ha dato loro un immeritato incarico pubblico.
Che importa se gli organismi delle diverse specie sono tutti diversi tra loro, se le malattie indotte sono diverse da quelle che sono autogenerate. Tanto i malati reali avranno comunque malattie autogenerate, accetteranno comunque le medicine proposte, e magari ne consumeranno anche di più, fino alla loro morte naturale. Sperimentazione economica e bilaterale, fino a che morte non sopravvenga.
Per la nostra nazione, che solo quest'estate ha riconosciuto legalmente negli animali dei soggetti senzienti e non solo dei beni di proprietà, approvando diverse leggi in proposito (inaspettatamente buone), questo significa tornare indietro nel nostro progresso sociale indietro di secoli, in pieno medioevo spirituale