Buco dell'Ozono sopra l'Artico: è grande tre volte la superficie della Germania

Per la prima volta nella storia, si è aperto sull'Artico un buco nello strato di ozono di dimensioni pari a tre volte la superficie della Germania. Provocato da un freddo eccezionale al Polo Nord, questo buco si è spostato per un paio di settimane sopra i cieli dell'Europa dell'Est, della Russia e della Mongolia, le cui popolazioni sono state esposte a livelli elevati di raggi ultravioletti. "Per la prima volta, la diminuzione è tale perché si possa ragionevolmente parlare di buco dell'ozono in Artico", si legge nello studio pubblicato ieri dalla rivista scientifica britannica Nature.
 
L'ozono, una molecola composta da tre atomi di ossigeno, si forma nella stratosfera, dove filtra i raggi ultravioletti che potenzialmente sono in grado danneggiare la vegetazione e gli esseri umani, causando in particolare tumori della pelle e cataratte. Questo scudo naturale è regolarmente attaccato, a livello dei due Poli, in inverno e in primavera, in parte a causa dei clorofluorocarburi utilizzati dlall'uomo per esempio con i sistemi di refrigerazione e con gli aerosol. Grazie al protocollo firmato nel 1985 a Montreal la produzione di Cfc è ormai quasi inesistente. Sarebbe quindi il freddo intenso il fattore principale della distruzione dell'ozono. Normalmente il buco dell'ozono è molto più marcato al Polo Sud (Antartide) che al Polo Nord (Artico).
 
Intanto un nuovo studio lancia l’allarme su quello che accadrà in un prossimo futuro. Stando a quanto emerso nel corso del congresso annuale della European Respiratory Society (ERS), nei prossimi 50 anni, l’Europa assisterà all’aumento della mortalità legata all’innalzamento dei livelli di ozono. I paesi più esposti a tale condizione saranno Belgio, Francia, Spagna e Portogallo, ma non è escluso che effetti negativi possano registrarsi anche nel resto del Vecchio Continente. Nello studio, ribattezzato “Impact of climate change on ozone induced mortality and morbidity in Europe”, i ricercatori hanno considerato le proiezioni di due scenari di emissioni di gas serra (noti come A2 e A1B) e due modelli climatici globali (ECHAM4 e Hadley). Quindi hanno confrontato quattro periodi: il periodo di riferimento (1961-1990), la situazione attuale (1990-2009), il futuro più vicino (2012-2050) e il futuro più lontano (2041-2060).
 
I risultati hanno rivelato che, rispetto al 1961, Belgio, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito hanno subito il maggiore impatto, ma che nei prossimi 50 anni l’incremento di mortalità da ozono più significativo dovrebbe interessare per l’appunto Belgio, Francia, Spagna e Portogallo, con un aumento previsto compreso fra il 10 e il 14%. “L’ozono - ha spiegato Hans Orru, docente presso l’Università di Umea e all’Università di Tartu in Estonia - è un inquinante altamente ossidante, e i suoi livelli sono correlati con ricoveri e decessi a causa di problemi al sistema respiratorio. A livello del suolo l’incremento della formazione di ozono è dovuto all’aumento delle temperature con il cambiamento climatico. I risultati del nostro studio hanno dimostrato i potenziali effetti che i cambiamenti climatici possono avere sui livelli di ozono e di come questo cambiamento avrà un impatto sulla salute degli europei”.
 
“L’inquinamento dell’aria esterna - ha poi aggiunto il professor Marc Decramer, presidente della Ers - è la più grande minaccia ambientale in Europa. Se non agiamo per ridurre i livelli di ozono e di altri inquinanti, vedremo un aumento dei ricoveri ospedalieri, del consumo di farmaci e milioni di giornate lavorative perse. Per questo l’Ers richiede un approccio collaborativo tra operatori sanitari e decisori politici per proteggere le popolazioni vulnerabili dagli effetti dannosi che possono avere inquinanti atmosferici”.
Redazione Tiscali