di Paolo Ermani
Facciamo un’analisi sulle alluvioni che si sono verificate recentemente sulla base dei commenti di tre autorità per capire come viene “affrontata” o percepita dalle istituzioni questa grave problematica.
Il presidente della Repubblica Napolitano ha dichiarato che i fatti relativi alle precipitazioni violente: “Sono tributi molto dolorosi che paghiamo, ma che si pagano in molti Paesi, per quelli che purtroppo sono o cambiamenti o grossi turbamenti climatici”.
Se quindi la responsabilità è dei cambiamenti climatici allora non si spiega perché un giorno sì e l’altro pure si invoca la crescita che è la diretta responsabile degli stessi cambiamenti climatici. Crescita che significa costruire e cementificare, produrre vertiginosamente montagne di oggetti e quindi inquinare a più non posso, immettere ancora milioni e milioni di automobili sul mercato, etc, etc. L’analisi del presidente della Repubblica sembra quindi quantomeno contraddittoria.
Se invece come dice Simone Perotti, i cambiamenti climatici non c’entrano granché, almeno in questo caso specifico, allora vuol dire che vengono indicati come responsabili di qualcosa di cui le colpe sono vaghe e distanti. Non è colpa di chi cementifica e chi dà i permessi per farlo, non è colpa dell’incuria, delle istituzioni che se ne fregano totalmente di agire alla radice dei problemi per la protezione di persone e ambiente, bensì è colpa di questa identità lontana e impalpabile dei cambiamenti climatici, una specie di maledizione divina alla quale purtroppo non c’è rimedio. Peccato che la causa non sia affatto una maledizione divina ma una chiara e pervicace volontà umana.
Abbiamo poi il governatore della Regione Toscana Rossi che commentando i danni delle alluvioni ci dice che “… certo se si costruisce nelle golene la natura prima o poi si riprende tutto. I nostri vecchi non lo facevano e c’è da domandarsi perché le generazioni successive, che hanno anche studiato di più lo fanno”.
Cosa significa una affermazione simile? Che lui sa perfettamente cosa si dovrebbe fare (cioè agire come facevano i vecchi) e che le generazioni successive che pure hanno studiato tanto, non lo fanno più.
Ma allora perché se conosce la soluzione non ha agito di conseguenza? Perché la Regione non insegna ai tecnici delle nuove generazioni ad andare a lezione da qualche vecchio di campagna, piuttosto che perdere tempo con degli studi a quanto pare inutili o peggio ancora potenzialmente dannosi?
Quindi sostanzialmente Rossi sa quale è la soluzione ma si limita ad osservare qualcosa di assolutamente lapalissiano, anche perché se si agisse con la saggezza dei vecchi, praticamente né lui, né la sua Giunta sarebbero mai saliti al potere dato che il buon senso dei vecchi è l’antitesi del suo non senso e del suo fatalismo.
Ultimo esempio è quello del sindaco di Genova Marta Vincenzi che ha lasciato che in città nel giorno dell’alluvione, le scuole, gli uffici, i posti di lavoro rimanessero aperti.
Siamo di fronte ad un possibile disastro che ha altissime probabilità di abbattersi sulla città con danni e pericoli incalcolabili e al sindaco non passa nemmeno per l’anticamera del cervello che in quel giorno particolare forse si potrebbe anche non andare al lavoro, magari non uscire per niente e cercare di fare il possibile per proteggere i propri figli o mettere a disposizione braccia molto più proficuamente utilizzate per salvare vite umane piuttosto che andare in uffici, negozi e fabbriche.
Niente di tutto ciò, nel ragionamento contorto e direi incredibile del sindaco rilasciato in un intervista a Repubblica, i bambini dovevano andare a scuola, altrimenti i padri o le madri avrebbero dovuto portarli dai nonni prima di andare a lavorare e questo avrebbe creato ancora più caos. Ma se fossero stati tutti a casa loro non sarebbe stato molto meglio?
Siamo totalmente scollati da ogni minimo ragionamento di buon senso, accecati dal condizionamento della megamacchina produttiva che per nessun motivo al mondo si può e si deve fermare. L’economia non si può mica arrestare, i criceti la ruota la devono fare girare sempre e comunque, non importa cosa succede, non importa quale disastro ci si sta abbattendo contro, l’importante è non fermarsi mai, in nome del PIL, in nome delle magnifiche sorti e progressive.
Che senso ha poi da parte del sindaco Vincenzi prendersela con i cittadini che non hanno recepito la gravità dell’allarme. Se non l’hanno recepito, non gli sorge il dubbio che forse non ha fatto abbastanza per comunicarglielo o i canali scelti per comunicarglielo non erano sufficienti?
E qui entra in gioco un altro ragionamento e cioè probabilmente la paura di dare un allarme eccessivo che in caso il disastro non si fosse verificato, sarebbe potuto essere un boomerang in termini di perdita di consenso.
La paura di perdere consenso fa rischiare alla roulette russa ma ormai la natura nel caricatore di colpo non ne ha uno solo ma casomai ha il caricatore pieno tranne uno, quindi è una roulette in cui la natura nove volte su dieci vince.
In caso l’allarme fosse stato eccessivo (cosa assai difficile perché le previsioni ormai sono molto precise), il sindaco avrebbe potuto dire che aveva fatto quello che la sua coscienza gli imponeva di fare, cioè non rischiare per niente e non lasciare nulla al caso, a costo di farci una brutta figura. Se poi non l’avessero rieletta per il suo eccesso di prudenza, almeno sarebbe stata in pace con la sua coscienza.
Adesso con vari morti nella propria città, non so in che situazione è la coscienza del sindaco Vincenzi, anche se continua a insistere a dire che non ha nessuna colpa e che uno tsunami (fenomeno che tra l’altro non c’entra assolutamente nulla con quanto successo) di questa portata era imprevedibile.
Mi ricordo che in passato in occasione di lutti o sciagure nazionali particolarmente pesanti, le trasmissioni televisive si interrompevano e si mandava in onda musica classica per un certo tempo. Ve lo immaginate se accadesse oggi?
A volte c’era il lutto nazionale, con negozi e scuole chiusi e forse spazio e tempo per il raccoglimento, che non guasta mai, altro che il minuto che si osserva odiernamente sui campi di calcio.
Spazio, tempo, raccoglimento, riflessione, silenzio, rispetto della natura e delle sue leggi? Ma siamo pazzi? Siamo pure in crisi, avanti tutta, avanti con la ruota, “produrre, produrre, produrre!!!”.