Messaggio a Tutti gli Italiani: CIAO MI CHIAMO ITALIA


Esco un po' dalla linea del Blog, ma per questo ci sta!
Mi ha veramente colpito questo messaggio trasmesso dallo Zoo di 105, voglio quindi condividerlo con Tutti i Voi, numerosi lettori.
Se dopo averlo visto ha suscitato nel Tuo Cuore e nella Tua Mente la stessa fiamma che ha acceso in me, allora ti pregherei di condividerlo; perchè è giunto il momento di dire BASTA a questo stupido ed assurdo teatrino dove i burattini siamo NOI, il PIANETA ed in nostri FIGLI.

ORA BASTA, iniziamo a condividere questi messaggi per vedere quanti di noi sono stanchi di questa paradossale situazione Economico-Sociale. Sono certo che non siamo in pochi.
-INIZIAMO A CONDIVIDERE-

A te il testimone... fanne buon uso!



Martin Luther King

"La vigliaccheria chiede: E' SUCURO?
L'opportunita' chiede: E' CONVENIENTE?
La vana gloria chiede: E' POPOLARE?
La coscienza chiede? E' GIUSTO?
Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione
 che non e' nè sicura, nè conveniente, nè popolare;
 ma bisogna PRENDERLA, perchè è giusta."
Martin Luther King

Sono passati 50 anni da quando Martin Luther King, il più celebre leader delle battaglie per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, fece il famoso discorso al termine di una grandissima marcia di protesta a Washington, il 28 agosto 1963
Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.

Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.

E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.

Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.

Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.

Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.

Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.

Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.

Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.

Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.

Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.

Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.

Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.

Ma non soltanto.

Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.

Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".


Tutta la Verità sul Kebab




Quante volte ti avranno invitato a mangiare un Kebab?
Il kebab infatti nell'ultimo decennio, non solo in Italia, ma in tutta Europa è diventato molto popolare grazie infatti ad un prezzo più che accessibile, alle abbondanti dosi proposte nei panini (da 120g a 360g) ed al caratteristico sapore etnico che i gestori hanno saputo trasmettere nei locali arabi.

I "Kebabbari", così vengono chiamati volgarmente dalla gente, senza volerlo, sono riusciti ad oscurare i ristoranti cinesi e rubato, in un certo modo, la popolarità ai super pubblicizzati fast food in stile Mc Donald's e Burger King, offrendo un'alternativa FAST, LOW COST e sicuramente molto più GUSTOSA rispetto alla concorrenza filo americana ed asiatica.

Sarà la novità, sarà l'abilità di questi ragazzi a farsi strada nel mercato dello "street food", ma in pochissimi anni hanno conquistato decine di posizioni nei locali di ogni città; là dove locali di matrice italiana come ristoranti e pizzerie chiudevano schiacciate dalla crisi europea; la formula "Kebab: banino o arotolato?" li sostituiva magicamente.

Questo articolo segue le due precedenti indagini sulla qualità di Wurstel (Tutta la Verità sui Wurstel) e Cotolette pre-confezionate (Tutta la Verità sulla Cotoletta di Pollo), andremo quindi a fare luce un un alimento che viene consumato indistintamente dalla fascia d'età e dal ceto sociale.

Il kebab (in arabo "carne arrostita") è un piatto tipico turco, molto diffuso in tutto in nord Africa; nell'ultimo ventennio si è diffuso nel vecchio e nuovo continente anche grazie alle immigrazioni provenienti dal Medio Oriente.
Si presenta al cliente sotto forma di un grande rotolo di carne trafitto da una spada e cotto su un girarrosto elettrico oppure a gas.
L'operatore taglia la sezione di carne già cotta e lo serve abbinata ad insalata, pomodori, cipolle e salse a piacimento in un panino arabo o arrotolato in una piadina.
Il tutto viene venduto ad un prezzo medio di 4 Euro.

Ma ti sei mai chiesto di COSA è composto il Kebab?

Inail - Aumento infortuni nel commercio



L'ultimo numero del periodico statistico Dati Inail dedica un approfondimento al commercio, che anche nel 2013 si è confermato come il settore dei servizi con il maggior numero di infortuni sul lavoro (una denuncia su cinque), seguito dalla sanità (17,2%) e dai trasporti (16%). Più di un caso su due nella vendita al dettaglio. Nel quinquennio 2009-2013 la flessione delle denunce è stata pari al 27,2% (da 72.414 a 52.731 casi), superiore a quella complessiva dei servizi (-22,2%, da quasi 327mila a oltre 254mila casi). L'analisi per comparto mostra una maggiore concentrazione dei casi nel commercio al dettaglio (56,7%), seguito da quello all'ingrosso (26,6%). Rispetto al dato di cinque anni prima, il calo infortunistico più consistente si è registrato nel commercio e riparazioni autoveicoli e motocicli (-36,5%), e riflette anche l'effetto della crisi che ha investito il settore automobilistico, che ha provocato un conseguente calo dell'occupazione. Netta prevalenza dei disturbi muscolo-scheletrici.

Nello stesso arco temporale i casi di malattia professionale denunciati nel commercio sono invece aumentati di oltre un terzo (+36,5%), dai 2.009 del 2009 ai 2.743 del 2013, che rappresentano quasi un quarto (24%) dell'intero ramo servizi. Il maggior numero di denunce (2.194 casi, pari all'80%) riguarda disturbi muscolo-scheletrici causati dai movimenti tipici effettuati nel corso del lavoro, quali posture inadeguate e movimenti ripetuti, sollevamento o movimentazione di carichi. Tra questi spiccano, in particolare, le tendiniti (40,3%) e le affezioni ai dischi intervertebrali (28,7%). Il lavoro festivo e notturno tra i fattori che incidono sullo stress. Oltre l'8% delle denunce riguarda invece le malattie del sistema nervoso e degli organi di senso, in particolare l'ipoacusia (63%), circa il 4% le tecnopatie dell'apparato respiratorio e oltre il 2% i tumori. I fattori principali che incidono sullo stress lavoro correlato di chi lavora nel commercio - i disturbi psichici rappresentano il 2,3% del complesso delle denunce del settore - sono l'impiego durante i giorni festivi, la turnazione, gli orari di lavoro che spesso si protraggono la sera e la notte, e l'interazione continua con la clientela.
12/06/2015 08.05

Ecco perchè le aperture domenicali sono un fallimento



Caro Gazzettino,
torna d'attualità il dibattito sulle aperture domenicali dei negozi, meglio identificate con le aperture domenicali dei centri e dei parchi commerciali, perchè in realtà i piccoli punti vendita hanno aderito in piccolissima parte.

Da operatore del settore ribadisco che le aperture domenicali sono da considerarsi un fallimento perchè non hanno assolutamente raggiunto lo scopo e l'obiettivo che si erano prefissate, cioè, l'aumento dei consumi e l'aumento dell'occupazione per un rilancio dell'economia.

In questi due anni i dati economici italiani sono talmente chiari che sono esattamente l'opposto di ciò che si voleva : contrazione dei consumi anche nell'alimentare, aumento della disoccupazione e un numero impressionante di piccole attività commerciali chiuse. E su questo facciamo una riflessione : i dipendenti " storici " della grande distribuzione hanno subìto il lavoro domenicale , prima non c'era e non hanno avuto alternative a non accettarlo ( ritorsioni? ); i pochi dipendenti assunti nella grande distribuzione sono quasi esclusivamente a tempo determinato ( tre/sei mesi ), per non parlare, ma pochi lo sanno, che anche nella grande distribuzione ci sono dipendenti in cassa integrazione o con contratto di solidarietà.

Consideriamo invece il titolare di un negozio che gestisce la sua attività da solo, magari dentro un centro commerciale ( ce ne sono ancora a Mestre, nel Veneto e in Italia ) : come fa a lavorare 7 giorni su 7, tutto l'anno salvo Natale, S. Stefano, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 12/13 ore al giorno?

Da ‘Salviamo la Domenica’ del 1900 a ‘Libera la Domenica’: Confesercenti: “Battaglia lunga più di un secolo"



“Ogni giorno, in Italia, chiudono più di 100 negozi: 4 di ortofrutta, 5 macellerie, 27 di abbigliamento, 30 ristoranti e 40 pubblici esercizi. Un dato impossibile da ignorare, e che dà le dimensioni di quanto sia profonda la crisi del commercio tradizionale. Che, oltre a tasse e recessione dei consumi, sconta un eccesso di liberalizzazioni insostenibile per gli esercizi tradizionali. Imprenditori e lavoratori del commercio non hanno più un giorno di riposo”. 
Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, parla di Libera la domenica, la proposta di legge d’iniziativa popolare che ha raccolto il sostegno di più di 150mila italiani e che è stata depositata dall’Associazione di imprese lo scorso 14 maggio alla Camera. L’iniziativa mira a riequilibrare i danni creati dal decreto Salva Italia, che ha permesso l’apertura selvaggia delle attività commerciali, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, domeniche e festività – anche il Natale – incluse. “L’eccesso di aperture – spiega Bussoni – non è servito a rilanciare i consumi, ancora in caduta libera, ma ha solo spostato quote di mercato verso la grande distribuzione organizzata. Ma ha avuto anche un altro grave effetto collaterale: ha cancellato la domenica, il giorno di riposo da dedicare agli affetti e alla famiglia. Un diritto per cui, fin dall’inizio del secolo, si sono battute importanti personalità”. “Santa Domenica, giorno di silenzio, di tenerezza e di raccoglimento!” – scriveva nel 1900 Giovanni Pascoli. “Chi, viaggiando, scende in quel giorno a una città che osservi il riposo settimanale, a una grande città solitamente piena di rumore e di moto, prova un sentimento di sorpresa. Le porte chiuse delle lunghe file di negozi, già splendenti di molti colori e già animate di un continuo entrare e uscire, danno idea di lutto. Si è tentati di dire: ‘come è solitaria questa città! Ella è fatta vedova, per di qui è passata la morte!’ E no: è passata la speranza e la promessa di concordia e della pace! Quelle porte chiuse vogliono dire famiglie tutte intere, raccolte insieme, senza fretta: il silenzio sottintende le liete grida dei giovani commessi che solcano le strade campestri con la loro bicicletta, quella mancanza di vita significa presenza di vita, di vita versa, di vita umana, composta non di sola azione ma anche di pensiero, risultante sia dal lavoro ma anche dal riposo, nutrita non solo di pane ma anche di amore e di gioia”. 
“Quando un caro amico mi ha sottoposto questo pensiero di Giovanni Pascoli – dice Bussoni - quasi non ci credevo. Dall’articolo del poeta, intitolato significativamente “Salviamo la domenica” e pubblicato nel 1900, a “Libera La Domenica” di Confesercenti: dopo 113 anni, il pensiero di Pascoli è incredibilmente attuale”.

Prince EA - Dear Future generations: Sorry


Care Generazioni Future:
Scusate...


Dear Future Generations,
I think I speak for the rest of us when I say,
sorry, sorry we left you our mess of a planet.
Sorry that we were too caught up in our own doings to do something.
Sorry we listened to people who made excuses,
to do nothing.
I hope you forgive us,
we just didn't realize how special the earth was,
like a marriage going wrong,
we didn't know what we had until it was gone.


For example,
I'm guessing you probably know what is the Amazon Desert, right?
Well believe it or not,
it was once called once called the Amazon Rain Forest,
and there were billions of trees there,
and all of them gorgeous and just um..
Oh, you don't know much about trees, do you?
Well let me tell you that trees are amazing,
and I mean, we literally breath the air
they are creating, and they clean up our pollution,
our carbon, store and purify water,
give us medicine that cures ours diseases, food that feeds us.
Which is why I am so sorry, to tell you that,
we burned them down.
Cut them down with brutal machineshorrific,
at a rate of 40 football fields every minute,
that's 50% of all the trees in the world all gone
in the last 100 years.
Why? For this.

Vedi ciò che vedo io?



Vedi ciò che vedo io?

Vedo 7 Miliardi di persone che vivono sul Pianeta Terra;

Vedo 30.000 bambini morire di fame ogni giorno;

Vedo super-modelle mezze nude che sfruttano se stesse e vendono la loro anima;

Vedo 1 Milione di Libbre di cibo gettate via ogni giorno;

Vedo decenni di film e show televisivi inumani e desensibilizzanti;

Vedo assassinii a sangue freddo per soldi, proprietà e potere;

Vedo 100.000 anni davanti a noi, di Uranio Impoverito tossico;



Vedo la Terra completamente risucchiata della sua linfa vitale, il Petrolio;

Vedo 4 Miliardi di Umani che vivono in un mondo di illusioni;

Vedo i reati delle grandi aziende venire trascurati semplicemente per profitti individuali;

Vedo un complesso militare industriale che crea genocidio in tutto il mondo;


Caro cliente…la Domenica scelgo io.


Io con i centri commerciali…ci campo.
Letteralmente, s’intende.
Lavoro in un negozio di un centro commerciale della mia città, e devo ammettere con orgoglio che economicamente mi sta molto gratificando, sebbene sia un contratto part-time e ovviamente a tempo determinato.
E’ un lavoro piombato dal cielo, non l’avevo espressamente richiesto (non che ricordi), mi tiene in forma e attiva. Fin qui tutto positivo, una voce positiva tra le migliaia che urlano “Non ho un lavoro, fatemi lavorare!”.
Ma……c’è sempre un “ma”……io non ho chiesto di lavorare la Domenica.
Io ho chiesto un lavoro, e voglio lavorare ed essere pagata per ciò che giustamente mi spetta. Voglio un lavoro retribuito secondo la legge, voglio le ferie, voglio i permessi e i giorni di malattia, i congedi parentali etc etc….voglio un Lavoro come di questi tempi ce n’è pochi, molto pochi.
E ce l’ho.
Io ho le ferie, le malattie, i permessi studio, le ore straordinarie pagate. Io ho anche il turno di notte ben pagato, ma quando devo lavorare di notte, mi viene chiesto se intendo farlo, se posso farlo. E sta a me dire “si” o “no”.  E’ sempre un “si” il mio: sono soldi in più (sicuri al 100% nella busta paga successiva), la mattina dopo posso dormire e a negozio chiuso si lavora in serenità senza divisa e senza clienti intorno!
Però non capisco…se mi viene chiesto il permesso di lavorare la notte, perchè non mi si chiede se voglio lavorare la Domenica?!  Viene pagata come straordinario, esattamente come la notte.
Forse non viene chiesto perchè molti dipendenti rinuncerebbero volentieri ad un turno la Domenica piuttosto che ad un turno di notte. Che tu la notte dorma o meno, importa solo a te, non togli tempo a nessuno, non togli tempo a te stesso (certo di notte non puoi andare a fare la spesa o a far controllare la macchina, o a tagliarti i capelli o a fare shopping…). Ma la Domenica……la Domenica è sacra.
La Domenica è il giorno in cui decidi solo tu cosa fare della tua giornata: puoi alzarti e stare in pigiama tutto il giorno, o puoi alzarti all’alba e andare a scalare una montagna. Puoi invitare parenti e amici a pranzo, o essere invitato, puoi andare a fare una passeggiata al mare o una scampagnata in pineta, puoi andare a Messa, o a guardare (e magari FARE) del sano sport.
Puoi prendere per mano i tuoi bambini e portarli in campagna, fargli sporcare le mani con la terra e l’acqua, fingendo di essere stregoni che creano pozioni magiche. Puoi dar loro un pallone e insegnargli a tirare in porta (disegnata a muro col gesso), o saltare con loro a “ria” o a “campana”.
Ci sono così tante cose che puoi fare la Domenica, che scriverle sembra anche banale. Finirei per annoiarmi anche io a immaginarle e scriverle tutte.
Quest’inverno è durato oltremisura. Dalle mie parti ha piovuto così tanta acqua, ma così tanta….che ci sentivamo umidi dentro. Ha pure nevicato per Capodanno e per noi isolani è stato magico e straziante (non abbiamo i mezzi per affrontare nevicate improvvise). E ha piovuto per due mesi senza sosta, lasciandoci con temperature sotto i 15°C quando in realtà dovrebbero essercene già almeno 20°. Stanno finalmente prendendo forma le prime giornate di Primavera. Le abbiamo aspettate, desiderate. Volevamo tutti toglierci il cappotto, volevamo sentire il calore del sole sul viso, volevamo finalmente andare a raccogliere asparagi per i campi, volevamo scendere al mare e passeggiare in spiaggia senza il vento fastidioso. Volevamo sentirci finalmente asciutti.
Eppure…non capisco…

Lavorare la Domenica? No Grazie!


L’apertura festiva dei supermercati non è un argomento che lascia assolutamente indifferenti.
In un momento storico nel quale gli italiani non hanno ancora il piacere di essere legiferati da un Governo democraticamente scelto dal Popolo, la crisi ha dimezzato il potere d'acquisto, la disoccupazione è alle stelle, inoltre ogni giorno si contano almeno 6 suicidi e centinaia di esercizi tirano giù la serranda; la Domenica, per gentil concessione del decreto "Salva Italia" di Monti, le famiglie possono allegramente recarsi nei propri Centri Commerciali preferiti per fare SHOPPING!!!
In questo articolo cercheremo di riassumere le opinioni e l'umore di tutti coloro che pensano che la liberalizzazione delle festività non solo non ha assolutamente migliorato la vita, ma l'ha persino peggiorata!!

Che cosa comporta la liberalizzazione delle aperture?

Nella sezione che riguarda le “Disposizioni per la promozione e la tutela della concorrenza”, all'articolo 31 del decreto 201 del 6 dicembre 2011, si eliminano i vincoli negli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali. In poche parole i negozi della piccola e grande distribuzione possono decidere autonomamente di tenere aperto anche 24 ore su 24 o negli orari che ritengono più convenienti.
Gli esercizi commerciali che il Ministero dello Sviluppo Economico contava in Italia nel 2011 erano oltre 776 mila; Confesercenti denuncia oggi un buco nero di più di 10.000 attività scomparse soltanto dall'inizio del 2013...
La grande distribuzione in testa, attuata la manovra, si preparò a tenere al massimo le serrande alzate, mentre da sindacati e amministrazioni regionali, inermi a questa liberalizzazione folle, si elevò soltanto qualche dissenso.

Chi agevola questa "Nuova Libertà di Apertura"?

Raccomando a chi ha un tumore di NON bere latte di mucca

Berrino e latte
«Ogni bicchiere di latte di mucca raddoppia la quantità dell’ormone IGF-1 nel corpo umano, sostanza che sostiene l’aumento di dimensioni del cancro». Robert Cohen, Milk, A-Z
L’informazione ormonale del latte, quella della crescita veloce (utile al vitello che cresce fino a 300 Kg in pochi mesi) potrebbe avere a che fare con la crescita veloce di cellule come fibromi, sarcomi, cancri. Il Prof. Franco Berrino, Medico Epidemiologo del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva di Milano, lo spiega chiaramente:
Io mi baso su un ragionamento, so che chi beve latte ha i livelli di IGF-1 più alti nel sangue, una quindicina di studi lo hanno coerentemente mostrato. Chi ha i livelli più alti nel sangue, e questi sono i nostri grandi studi prospettici che lo dimostrano, si ammala di più di cancro. Conosco un solo studio, che è il nostro, che ha guardato i fattori di crescita in rapporto alla prognosi dei tumori della mammella: è un piccolo studio, fatto soltanto su 110 pazienti, ma troviamo che chi ha i fattori di crescita più alti si ammala di più di metastasi.