Vivendo all'interno di una ''seconda
Età decadente'', caratterizzata dalla crisi non solo dei valori culturali e
sociali ma anche etici e morali, vi è presente un dilagante sentimento
egoistico e di sopraffazione manifestato oltre che verso il prossimo anche
contro l'unica totalità vivente che,
volente o nolente, ci accompagna durante tutto il nostro percorso vitalistico:
la Natura.
L'individuo odierno si identifica
sempre più con il ''mariner'' di Coleridge, poiché la sua peccaminosa
attitudine nei confronti della Natura l'ha portato ad essere morto
spiritualmente, trasformandolo in un uomo vile, incapace di erigersi e procedere a testa alta a causa del
pesante fardello ontoso che lo sovrasta e
dunque la predilezione verso un atteggiamento individualistico diviene l'unica
effimera consolazione di un uomo che ormai ha perso la propria dignità per
colpa delle barbare azioni esercitate nei confronti della Natura.
Il dualismo leopardiano (Natura
benigna e Natura matrigna) è imputabile
all'uomo stesso, al prototipo di ''individuo-marinaio'' che, sfruttando
l'antico patto di coesistenza pacifica tra uomo e Natura,
sfida il mare burrascoso e ne esce indenne grazie all'Albatros, raro uccello
marino ed allegoria della salvezza.
Una volta salvo e dunque non temendo
più la morte, con un raptus omicida il marinaio uccide l'animale del buon
auspicio, al fine di soddisfare la brama di affermazione della sua superiorità
rispetto alla Natura, rompendo così il pacifico equilibrio tra le due parti. Di
conseguenza, l'impeto della Natura si abbatte su di lui e su tutto ciò che lo
circonda facendo innescare nel venerando marinaio un sentimento di malessere
interiore che lui stesso deve espiare attraverso una lunga e sofferta ''presa di
coscienza'',
il cui percorso lo porterà ad
essere non solo un “outcast” ma ad avvertire una paralisi della coscienza che
lo farà diventare passivo nella sua colpa e nei suoi rimorsi in modo tale da
non parlare come un agente morale, bensì da insegnare la morale attraverso la
rimembranza e la narrazione del suo deplorevole ed illogico crimine contro la
Natura.
In tal modo, ogni lettore del
long poem 'The Rime Of The Ancient Mariner' ed ogni ''marinaio'' contemporaneo
può aspirare a diventare «A sadder and a wiser man» (un uomo più triste e più
saggio), poiché una volta che viene a conoscenza di un crimine contro la
Natura, quindi anche contro noi stessi, l'atteggiamento più palese ed immediato
è proprio quello di provare ribrezzo diventando così «sadder»,
per riconoscersi poi nel «wiser
man» quando sceglie consapevolmente di evitare un comportamento biasimevole.
Tuttavia, l'uomo non si
dimostra costantemente un ulisside
in grado di mettere in pratica
gli insegnamenti, anche empirici, forniti dalla Natura e non comprende
appieno l'importanza di amare
l'ecosistema nel quale vive. È nostra
la responsabilità di far vivere, noi stessi, tutti gli esseri viventi ed i
nostri posteri in un ambiente sano e non nocivo.
Se vogliamo essere la ''razza
dominate'' all'interno di questo Pianeta, dobbiamo prima di tutto dimostrare di
esserlo. La superiorità non traspare nella forza bruta ma nella quotidianità,
nel rispetto e nel “sentimento panico” dannunziano, poiché noi siamo solamente
esseri precari contrariamente alla mutabile eternità della Natura. Pertanto,
preservarla non dovrebbe essere un dovere ma un piacere animato dal fine di
condurre un'esistenza dignitosa all'interno della quale la decadenza sociale,
culturale ed interiore si possa rigenerare e conseguentemente tendere verso un
progresso privo di vincitori e vinti.
Così, l'umanità può aspirare a
combattere il nemico comune, rappresentato dall'indifferenza e dall'ignavia,
per poter approdare nuovamente alla creazione di un patto tacito tra il binomio
uomo-Natura. In tal modo, lo scenario apocalittico dell'antologia frammentata
di Elliot 'The Waste Land' può tramutarsi di nuovo in una Natura Madre
rigogliosa, rigenerata e non più ostile alla vita.
La crisi che stiamo vivendo non
cancella minimamente le nostre responsabilità umane, anzi, paradossalmente le
accresce! Perciò è del tutto improduttivo perseverare in un 'bellum omnium
contra omnes', al contrario, è necessario ricreare una coesistenza rispettosa e
pacifica tra tale binomio estinguendo definitivamente il sentimento di
sopraffazione e di superiorità esercitato da parte dell'uomo.
Isabella Elen Zucconi
C'è un piacere nei boschi senza sentieri,
C'è un'estasi sulla spiaggia desolata,
C'è una società, laddove nessuno s'intromette,
Accanto al mar profondo, e alla musica nel suo fragore:
Non è ch'io ami di meno l'uomo, ma la Natura di più.
C'è un'estasi sulla spiaggia desolata,
C'è una società, laddove nessuno s'intromette,
Accanto al mar profondo, e alla musica nel suo fragore:
Non è ch'io ami di meno l'uomo, ma la Natura di più.
There is a pleasure in the pathless woods,
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
There is a rapture on the lonely shore,
There is society, where none intrudes,
By the deep sea, and music in its roar:
I love not man the less, but Nature more.
- Lord
Byron