Da quando nel 1855 il chimico svizzero Georges Audemars riuscì a produrre in laboratorio il primo materiale plastico, il rayon, è stato tutto un susseguirsi di ricerche ed esperimenti che hanno portato a una diffusione sempre più capillare di questi prodotti e oggi ormai, la plastica è protagonista di ogni momento della nostra vita.
Con la plastica lavoriamo, mangiamo, la ritroviamo nelle auto che guidiamo, nei giocattoli che compriamo per i nostri bambini, nei prodotti cosmetici per la nostra igiene personale e nei prodotti per l’igiene della casa. Ci appare impossibile poterne fare a meno, eppure molti anni fa si viveva benissimo anche senza, e oggi abbiamo la tecnologia che ci dà un aiuto in più.
Non è poi così difficile cambiare alcune delle nostre abitudini. Con un piccolo sforzo iniziale e un po’ di organizzazione, possiamo ridurre moltissimo l’uso di questi materiali e quindi anche l’accumulo dei loro rifiuti che vanno a finire in discarica o nei nostri mari, dove impiegano centinaia di anni per degradarsi e anzi, si riducono in frammenti ridottissimi che entrano a far parte delle catene alimentari, con i danni che questo comporta.
Neanche l’eventuale riciclo riesce ad annullare (visti anche i costi in termini monetari e di energia) l’enorme impatto ambientale di questi polimeri derivanti dal petrolio. Ecco allora cosa possiamo fare:
- Non usare sacchetti in plastica per lo shopping – Le borse di plastica danno un contributo davvero importante all’inquinamento, soprattutto dei mari, basti pensare che sono un trilione i sacchetti che vengono utilizzati ogni anno in tutto il mondo. Riutilizzare lo stesso sacchetto più volte per fare la spesa può sicuramente aiutare, ma si può fare di più: esistono bags in tessuto o materiali naturali che possono essere riutilizzate praticamente all’infinito e che risultano anche più resistenti. La tecnologia ha inoltre scoperto delle formulazioni che vengono elaborate a partire da sostanze naturali e che le rendono, dopo il loro uso, completamente biodegradabili e compostabili, un esempio per tutti, le shopper in Mater-Bi, realizzate a partire dal mais dell’Italiana Novamont.
- Non comprare acqua in bottiglia – Ormai si è diffuso l’uso di acqua in bottiglia, ritenuta più pura perché di “sorgente”. Molti studi hanno evidenziato però come la qualità dell’acqua di casa, la maggior parte delle volte, non sia inferiore a quella dell’acqua di bottiglia. A volte può risultare troppo ricca di calcare o di cloro, ma a questo si può sopperire con l’uso di caraffe con il filtro oppure con un depuratore con filtri ai carboni attivi, non particolarmente costoso.
- A lavoro portare il caffè con un thermos – Il caffè della macchinetta viene servito in bicchieri di plastica usa e getta e tra l’altro spesso non è di qualità così eccelsa. La soluzione ad entrambi i problemi potrebbe essere portare al lavoro del buon caffè fatto in casa tenuto in caldo in un thermos.
- Ridurre il packaging alimentare e sceglierlo in carta, cartone o tetrapack – Nell’era del consumismo ogni prodotto che troviamo al supermercato ha anche la sua versione “monodose”, adatta per piccoli usi o per le persone single, ma spesso organizzandoci meglio possiamo anche prendere confezioni più grandi (che ci fanno pure risparmiare) e ciò che non viene consumato subito si può ad esempio congelare. È possibile poi optare per confezioni in carta, cartone o tetrapack, che oggi in Italia viene riciclato con la carta. Il loro riciclo ha un impatto molto più ridotto rispetto a quello della plastica.
- Acquistare prodotti sfusi – Sia per il settore alimentare che per quello della cosmesi, come per l’igiene della casa, esistono ormai sempre più punti vendita che propongono il commercio di prodotti sfusi. La qualità è la stessa, i controlli garantiscono che si tratti di prodotto fresco e possiamo acquistarli riutilizzando sempre gli stessi contenitori. Per i prodotti alimentari spesso sono disponibili anche sacchetti di carta.
- Pannolini e assorbenti – La plastica viene usata anche per la realizzazione di pannolini per neonati, per anziani e per gli assorbenti per la donna. Qui il suo utilizzo è a senso unico perché per questi prodotti non è previsto il riciclo, vengono infatti smaltiti nell’indifferenziato, finendo inevitabilmente in discarica o all’inceneritore. Esistono però pannolini in tessuto che possono essere lavati dopo l’uso. Richiedono sicuramente uno sforzo in più, ma possono ridurre l’enorme impatto di questo tipo di rifiuti. Per quanto riguarda gli assorbenti femminili oggi ne esistono anche di compostabili, che una volta usati possono essere quindi gettati nell’umido. In alternativa anche questi esistono in versione lavabile, oppure è in commercio da qualche anno la cosiddetta “coppetta mestruale”. Viene inserita all’interno e raccoglie il flusso invece di assorbirlo. Può essere realizzata in silicone anallergico, silicone platinico o in elastomero termoplastico (TPE), può essere poi lavata e sterilizzata.
- Comprare giocattoli in legno – Un po’ la moda, un po’ una maggiore sensibilità ambientale, ha già riportato in auge il fascino dei vecchi giochi in legno. Dagli strumenti musicali alle costruzioni fino alla casa delle bambole, esistono sempre più negozi specializzati o linee di una certa marca che rilanciano il legno come materiale per i giochi dei più piccoli. Un modo per giocare in maniera sostenibile, recuperando anche un po’ il piacere dei giochi della tradizione.
- Eliminare l’usa e getta – Dai sacchetti per il freezer ai rasoi, l’usa e getta presenta sempre un’alternativa. Ad esempio per congelare è possibile munirsi di contenitori in vetro, che sono anche più sicuri perché non rilasciano ftalatinel cibo che mangiamo, mentre per l’epilazione, sia maschile che femminile, esistono rasoi in cui è possibile cambiare solo la parte della lama. Oggetti poi come le cannucce in plastica, che non sono essenziali, possono essere tranquillamente eliminate.
Fonte: Greenstyle